Sto
sotto la montagna,
nella
cava,
la
striscia candida
della
roccia strappata,
scorticata,
e
ne cavo ogni tanto
qualche
pietra a malincuore,
quasi
fosse un' offesa
recata
alla parete,
un
venir meno
della
sua viva consistenza.
Il
mio scopo
è
la patina
prodotta
dall'ossidarsi
di
una superficie
fino
allora coperta,
protetta
.
Non
è il dolore,
ma
ciò che il dolore annuncia,
una
nuova difesa,
la
pelle messa a nudo
che
ricresce,
l'erba,
il
velo che
si
ricompone sull' abrasione,
il
tatuaggio,
la
decorazione di una cicatrice.
Come
se il fregio
sempre
nascondesse
lo sfregio .
Valerio Magrelli
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