lunedì 24 febbraio 2014

LA FAVOLA DELLA LUCE


La luce che si era dimenticata
di se stessa nella spera,
era una luce ghiacciata,
manomessa da chissa quale assenza .
Anche talvolta
la speranza oblia quello che è ;
non è più mia
ne tua o di chicchessia
che guardi innanzi a sè
e altro non veda che sprazzi
di futuro e riflessi di passato
confondersi in un muro
invalicato ed invalicabile .
Il presente
è un specchio offuscato ?
Ma la luce
si oblia anche sui fiori,
su amori semispenti,
su dolori cicatrizzati .
Tutto è dentro e fuori.
Ma la luce riposa sui suoi allori
anche nell'ombra,
anche dove sembra che nemmeno
un sospetto doloroso la sfiori,
se sta chiusa in un petto .
E' che la luce
olezza anche sui prati
dove corsero un tempo
i bei fanciulli
che si dimenticarono
tornando
di rendere alla luce i suoi colori,
e lei che,
se li tiene in sè nascosti ,
quando son scomposti,
appare Iride,
divina annunciatrice delle favole .
Tutto è perfetto,
non la perfezione,
anche il volo sbilenco
della rondine
che torna al suo nido
sotto il tetto,
la paura infantile di chi guarda,
prima di coricarsi, sotto il letto,
e anche l'acqua
che corre nel suo alveo
e trascina la sua liquida luce
verso chissa mai quale direzione .
E' la luce che si è dimenticata
di se stessa perchè
si è innamorata di ciò
che nel suo luminoso obblio
fa ressa in attesa del suo Dio .
Io resto tra ombra e luce
come uno sguardo
che apre
e chiude le sue palpebre,
come l'uccello in volo
sbatte l'ala
volando verso la luce in ritardo .

Piero Bigongiari
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