sabato 23 novembre 2013

LA' NEL FOLTO




C'è un raggio di sole
dimenticato nel bosco :
sanguina tra le foglie autunnali.
C'è qualcuno che passa
e non raccoglie la provocazione.
E' indizio
o la lezione che l'oblio è là che soffre
tra le spine ?
C'è un sentiero che passa serpeggiando
lì appresso - che s'inoltra
    o si appresta
    a fuoriuscire dall'intrico ?
    Insomma
    questa è una festa
    o più duro
    un martirio per il cuore mendico ?
Nel delirio
c'è qualcosa che resta sempre incerto.
Ma io non dico
    - io non l'ho scoperto -
    che quello che non so.
    Forse è per questo che la foresta
e chi l'attraversa
sono una stessa persona ?
Chi dimentica
quello che non sapeva ?
E cosa resta sulla mano ferita
    - s'inoltrava audace tra le spine -,
    uno sticma
    o una più occulta
    e sanguinante ressa del desiderio ?
    O è questo il dono
più insensato dell'enigma ?
La via è la stessa:
è quella non segnata,
di tracce cancellate,
in cui anche l'Angelo
non so se in fuga o smarrito
ha lasciato solo le piume assolate
delle sue ali lì impigliate.
E' questo,
è solo questo
l'ultimo barlume
della felicità alla ricerca di se stessa ?
Chi rifà i conti trova
che manca sempre
o avnaza qialcosa,
dolorosa alternanza,
al quoziente .
Drammatico fra il tutto e il niente
che cosa mette a frutto nella mente ?
Là in quel folto
un fanciullo si china
a raccogliere una rosa canina .
E' molto o è poco ?
Non lo so .
Lo spia
tra vespro e vespro l'Angelo pentito,
tornato ancora una volta indietro .
Così è usanza del vetro specchiato,
come nella intrasparenza di un mago,
di riportare al suo proprietario
l'imago che, senza lasciarla,
uno,
col suo passo di danza vi ha lasciato .

Piero Bigongiari
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